We can love her – fabi//NO

fabi//NO

fabi//NO è un progetto musicale in cui le mie influenze cantautorali e folk si mescolano a quelle trap e hip-hop di Paolo NO d’Andrea, produttore delle basi elettroniche. Dal 2015 abbiamo sperimentato diversi generi riconducibili all’hip-hop, al dream pop e in generale all’elettronica contemporanea. Con We can love her abbiamo cominciato a ricercare una direzione sonora più personale.

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WE CAN LOVE HER

Musica

We can love her nasce da un loop di batteria acustica che è stato filtrato ai limiti della distorsione, a cui è stato subito aggiunto il beat della cassa-basso 808, tipica dell’hip-hop. Paolo si è occupato dell’arrangiamento elettronico mentre io della chitarra e della voce, ragionando sempre insieme su ogni scelta.

Immaginando che l’inserimento di una voce femminile da alternare alla mia avrebbe creato una maggiore suggestione sonora e si sarebbe sposato bene con il significato del testo, abbiamo contattato Ronnie Grace (Veronica Moro), che ha reinterpretato le linee di voce con il suo stile.

Le chitarre e le voci sono state registrate da Enrico Ros. L’assolo di chitarra elettrica è il risultato di molteplici sovraincisioni campionate, ricomposte e processate con un tremolo digitale.

Il mixing e il mastering sono stati fatti da Francesco Marzona al Birdland Studio di Udine.

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Riprese

Come la musica, anche il videoclip è stato interamente autoprodotto. Non saremmo riusciti a realizzarlo senza l’aiuto dei nostri amici più stretti, che ci hanno dato una mano con la fotografia e l’ideazione (Teo Zanin), con le riprese (Enrico Ros e Marco Da Pieve), con il trucco (Giulia Piccolo), oltre ad averci prestato oggetti di scena e concesso l’utilizzo delle location in interni.

Abbiamo girato il videoclip tra fine gennaio e inizio febbraio 2017, per un totale di tre giorni di riprese: due giorni per gli esterni, filmati nel Pian del Cansiglio (PN) e uno per le scene in interni.

Shooting

Post-produzione

Il montaggio nel senso tecnico è stato eseguito da me, ma le decisioni artistiche sono state prese sempre insieme a Paolo. Ho utilizzato Adobe Premiere per l’editing in senso stretto, Adobe After Effects per i titoli e DaVinci Resolve della Blackmagic Design per il lavoro sul colore.

Il lavoro sul colore è stato fatto shot by shot. È stata necessaria innanzitutto un’operazione di color correction: le clip infatti provenivano da tre camere con sensibilità cromatiche differenti (Nikon, Canon, GoPro) e, soprattutto, durante le riprese in esterni sole e nuvole si alternavano di continuo, variando luminosità, contrasto e temperatura del colore.

Dopo aver reso omogenee le clip sono passato alla fase di color grading. Negli esterni abbiamo optato per un’atmosfera spenta e piatta, desaturando i colori e riducendo il contrasto. Abbiamo pensato che questo potesse esprimere il senso di attesa inquieta dei protagonisti e che creasse un’interessante contrapposizione visiva con i colori intensi dei flashback. Le foglie arancioni sul terreno sono state leggermente evidenziate così da creare un contrasto con le zone più scure dell’immagine, rese invece violacee. Il verde acido del muschio sui tronchi degli alberi continuava a creare una disarmonia con il resto della palette: è stato scontornato in ogni inquadratura, quindi desaturato e fatto tendere al ciano piuttosto che allo sgradevole colore originale. Rendendo rosate le alte luci ho tolto la cromaticità verdognola tipica della Nikon, donando alla neve una sfumatura magenta.

Per quanto riguarda la sequenza in interni, ogni tentativo di ritocco sul colore finiva per rovinare la fotografia originale. Abbiamo quindi mantenuto le clip grezze, così come uscite dalla camera. Il solo accorgimento è consistito nel rendere più nitidi gli occhi dei protagonisti in determinate inquadrature in cui il fumo nella scena rendeva eccessivamente confuso il viso.

Lo sfondo dei titoli di coda è una ripresa reale, senza alcun lavoro di post-produzione. È stata realizzata saturando completamente una stanza di fumo fino a ridurre la visibilità a pochi centimetri di distanza, aumentando di conseguenza la diffusione della luce colorata dei faretti.

Set