Forever – Catch a Fyah

Visual di Forever, nuovo singolo dei Catch a Fyah con Paolo Baldini per la Tempesta Dub.

CONCEPT

L’idea di un approccio più visuale che narrativo come accompagnamento figurativo per Forever arriva direttamente dagli autori del brano. Dopo aver visto il mio 4,618th Element – opera video astratta che sfrutta la precipitazione di inchiostro in acqua per creare forme poi trattate digitalmente – i Catch a Fyah hanno immaginato che gli stessi effetti visivi potessero combinarsi con la loro musica.

Il processo creativo è rimasto svincolato dai significati diretti del testo della canzone: la suggestione della musica ha suggerito liberamente le immagini.

Il fascino desolato di strutture industriali estremamente geometriche (tralicci, gru, fabbriche) collocate in una natura imponente più sinuosa e complessa (montagne, vegetazione, nuvole) esprime la stessa malinconia non languida ma vigorosa comunicata dalla musica.

Una particolarità di Forever che ha portato ad una sfida nell’ideazione del video è la sua doppia natura di brano inciso in studio e improvvisazione: Paolo Baldini (DubFiles), produttore della band, ha sviluppato in coda alla canzone una parte dub dello strumentale. Questo significa, da tradizione del genere, che viene improvvisato una sorta di remix del pezzo mediante l’uso di effetti e campionamenti. Mentre di norma la versione dub così reinterpretata, viene pubblicata separatamente dal brano reggae originale, in Forever le due cose si fondono. In breve: se le riprese dei Catch a Fyah sono state fatte in playback sul brano già registrato, le immagini del dubbing sul mixer (a partire da 3:58) ritraggono effettivamente il momento in cui Paolo Baldini improvvisava il suo “doppiaggio” musicale. Tra gli aspetti più critici in questa fase di ideazione c’era quindi come riuscire a inserire un momento “live” all’interno di un videoclip così astratto e grafico.

RIPRESE

Ogni elemento visibile – dalle montagne alle gru, dalle nuvole alle fabbriche, fino alle gocce d’inchiostro che incorniciano tutto il video – è frutto di riprese reali, senza utilizzo di materiale preesistente o software per generarlo. La preferenza a partire da filmati veri è un tentativo di non perdere quel senso di genuinità dato dalle imperfezioni del reale: non esiste software per la creazione di forme liquide che tenga presente della differente densità del colore ad olio all’interno della siringa usata per iniettarlo nell’acqua, né un algoritmo potrebbe considerare quell’attimo di incertezza di chi fa colare l’inchiostro, che rende il flusso di gocce incostante e quindi vero.

Come accennato, le gocce sono costituite da colore ad olio o inchiostro di china, versato direttamente o spinto attraverso una siringa priva di ago all’interno di una teca di vetro piena d’acqua. Sulla parete posteriore della teca è stato fissato un foglio verde ben illuminato per poter scontornare con facilità le forme filmate. Se siete interessati a sperimentare la tecnica siate consapevoli che ogni ripresa (tentativi falliti compresi) costerà lo svuotamento di una teca di vetro di trenta litri d’acqua (impossibile da spostare), la pulizia della stessa dal colore, il nuovo riempimento con acqua pulita e la rimozione delle bollicine d’aria che vanno a formarsi sulle pareti della teca mentre viene riempita. L’armonia delle forme create dal colore, comunque, ripaga lo sforzo.

Fun fact: il vortice di bolle nella seconda strofa (minuto 1:40) è una ripresa fatta mentre la teca di vetro veniva riempita d’acqua con un secchio, in preparazione al versamento dell’inchiostro.

Anche le riprese della band sono state fatte davanti a un greenscreen. Ogni musicista ha eseguito il brano separatamente per una questione di spazio e limite del telo verde, ma anche per una maggiore libertà di utilizzo in post-produzione. Le riprese del dub di Paolo Baldini sono state realizzate nel suo studio contemporaneamente alle frasi cantate da Paolo Petrillo (cantante dei Catch a Fyah) anch’esse parte del momento “live” spiegato sopra.

Tutti le altre immagini utilizzate sono fotografie o riprese fatte qua e là durante la fase di post-produzione. Ci sono i lampioni della strada che passa davanti a casa mia (0:15), una fabbrica che si incontra andando a San Daniele del Friuli (5:48), la gru di un cantiere a Pordenone (1:10), una casa abbandonata al confine con il Veneto (0:51), delle montagne che non saprei ritrovare sulla strada per Tarvisio (2:00). Nel secondo ritornello (2:17) fanno da sfondo alcuni timelapse di nuvole al tramonto, dove gli stormi che passano per un solo fotogramma forniscono un altro esempio di quel senso di imperfezione che credo renda più genuine delle immagini pur così ritoccate.

POST-PRODUZIONE

La fase più impegnativa è stata manipolare e combinare questi oltre 200 GB di girato – tra musicisti, gocce, timelapse di nuvole, foto di tralicci ed esperimenti accantonati – con un senso ritmico ed emotivo che non tradisse il brano.

Le riprese delle gocce sono state scontornate, desaturate, spesso ruotate, unite tra loro, specchiate centralmente in modo da creare delle forme simmetriche tipo Rorschach e ne è stata variata la velocità manualmente affinché coincidessero con i battiti della musica (per esempio a 3:13). Grossomodo con gli stessi effetti sono stati lavorati anche gli altri elementi nel video.

L’intreccio di gocce, musicisti e paesaggi è stato ottenuto tramite mascherini (matte) che permettono, in breve, di intersecare due immagini scontornate in modo che l’una sia mostrata solo dentro la sagoma dell’altra.

L’utilizzo massiccio di effetti su tante immagini ad alta risoluzione sovrapposte, ha richiesto molto tempo di calcolo al computer che, nonostante sia una workstation dedicata al settore video-grafico, ha impiegato 38 ore per il rendering finale.

CONCLUSIONI

Forever è il lavoro più complesso dal punto di vista della post-produzione che ho finora realizzato. Ho consolidato la tecnica nell’utilizzo di software di elaborazione video come After Effects ma soprattutto ho migliorato i miei criteri di progettazione e il processo creativo in generale. Ho apprezzato molto che i Catch a Fyah abbiano scelto di affidarmi l’incarico dopo aver visto un mio progetto personale, cioè non solo per conoscenze tecniche ma per uno stile che hanno pensato potesse sposarsi con la loro musica.

Burn again,
this fyah want fi burn again!